Comunità
Dal primo giorno insieme: il CAV di Castel Bolognese e la BCCRO, una storia di ascolto della comunità
Volontari del CAV
Era ottobre 2008 quando il Centro di Aiuto alla Vita di Castel Bolognese ha aperto ufficialmente le sue attività. “Partivamo dal nulla - ricorda Paola Dalmonte, presidente del CAV cittadino -, eravamo solo volontari, un piccolo gruppo e un grande desiderio: essere un punto di ascolto e sostegno concreto per le donne e le famiglie in difficoltà”. A credere in loro, fin da subito, è stata la BCC della Romagna Occidentale: “La prima realtà che ci ha sostenuto - sottolinea Dalmonte -. Con la Banca si è creato un rapporto di vicinanza profonda, fatto di ascolto vero e amicizia. Il presidente Cimatti è stata una persona straordinaria: abbiamo condiviso con lui ogni passo importante”.
Il CAV oggi è un punto di riferimento silenzioso ma essenziale per la vallata del Senio. Si trova nei locali della parrocchia di San Petronio, alla chiesa dei Cappuccini, dove dal 2018 tutti gli spazi, centro d’ascolto e magazzino per la raccolta e distribuzione, sono finalmente riuniti. Lì, ogni lunedì, due o tre volontari accolgono famiglie, raccolgono racconti, valutano i bisogni, preparano kit personalizzati per i bambini. A oggi, 305 nuclei familiari sono seguiti dal CAV, provenienti da Castel Bolognese, Riolo, Casola Valsenio, Solarolo e dintorni. Ogni mese ne passano circa 75.
Ma cos’è, davvero, un CAV?
“È un luogo di accoglienza - spiega Paola Dalmonte -. Ci prendiamo cura delle donne, spesso sole o in difficoltà economiche, che stanno affrontando una gravidanza. Le aiutiamo a scegliere, a non sentirsi abbandonate. Il nostro compito non è convincere, ma offrire alternative e soprattutto ascolto”.
Il centro fornisce beni di prima necessità per bambini da 0 a 3 anni - latte, pannolini, prodotti per l’igiene, alimenti per lo svezzamento - tramite un sistema a punti utilizzabili presso l’emporio solidale, nato in collaborazione con la Caritas. Ma va oltre: offre vestiario fino ai 14 anni, carrozzine, lettini, passeggini, seggiolini auto, tutto grazie alle donazioni della comunità.
L’approccio del CAV di Castel Bolognese si distingue anche per una scelta precisa: non erogare denaro. “Abbiamo imparato da realtà più esperte come Faenza e Forlì: vogliamo che ogni aiuto vada davvero al bambino per questo ci concentriamo su progetti pratici, continui e monitorabili”.
Accanto al sostegno materiale c’è una missione educativa: parlare ai giovani di affettività, sessualità, diritti. “Oggi manca il dialogo - spiega Dalmonte -. Nei consultori spesso non si spiegano tutte le opzioni. I giovani affrontano scelte enormi senza il supporto necessario, anche nelle famiglie. La prevenzione parte dall’ascolto e dall’educazione”.
Il CAV organizza e partecipa, nel corso dell’anno, a varie iniziative per sensibilizzare e coinvolgere la comunità:
- la Giornata per la Vita (prima domenica di febbraio);
- la Festa delle Mamme (primo sabato di maggio), con merenda condivisa, laboratori e giochi per i bimbi;
- la Festa delle Associazioni (settembre/ottobre);
- la tradizionale Bancarella delle Torte (prima domenica d'Avvento)
- la Festa di Natale, per conoscersi e condividere.
Un esempio toccante? “L’anno scorso una classe di seconda elementare è venuta in visita al centro. Abbiamo parlato di bimbi meno fortunati, senza scarpe o giacconi per l’inverno. I bambini hanno portato pacchetti regalo per Natale, pensati per età e genere. Piccoli gesti che insegnano il valore del dono”.
Oggi, più che mai, il CAV cerca nuove forze e nuovi volontari: “Se le nuove generazioni non entrano nel volontariato, rischiamo di perdere un patrimonio prezioso - racconta la presidente -. È fondamentale trasmettere il senso della solidarietà: non è solo dare, è anche ricevere crescere, condividere, sentirsi parte di qualcosa di grande”.